Preghiera della sera. Meditazione di don Marco Gnavi sulla Lettera ai Romani (Rm 8,14-21)
12 Июль 2022 | продолжительность: 30:16
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Ogni sera torniamo a raccogliersi insieme per discernere e comprendere quale sia la volontà di Dio per la nostra vita. Abbiamo ascoltato le parole dell'apostolo Paolo mentre scrive alla comunità cristiana di Roma, esortandoli a vivere nella libertà dei figli di Dio. La comunità dei credenti in Cristo di quel tempo, come sappiamo, rifletteva la complessità del mondo in cui vivevano ebrei e pagani, schiavi e liberi, uomini e donne; questo stesso quartiere di Trastevere era popolato di immigrati dalla Siria e da altre regioni dell'Impero Romano. E in quel mondo complesso irrompe la novità del Vangelo di Gesù Cristo, tanto che l'Apostolo Paolo parla di una nuova creazione, che geme però nelle doglie del parto, come una donna aspetta la rivelazione dei figli di Dio. Per i cristiani, allora e oggi, il presente non è tutto, non esaurisce la loro testimonianza; anzi c'è un orizzonte, quello testimoniato dai profeti e dalla storia della salvezza, che per i cristiani diviene più prossimo, più visibile, con il Signore Gesù. E le doglie del parto ricordano i dolori del mondo, di allora e di ogni tempo, e l'attesa suscitata dalla fede. Dice l'apostolo “Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi”. Questa gloria, che è anche l'orgoglio dell'apostolo, è conoscere Dio e il suo amore e testimoniarlo fino all'offerta della propria vita; per Paolo è un amore universale e lo condurrà ben oltre i confini tracciati dalla sua storia e delle sue origini.
0:00 Preghiera con la Comunità di Sant'Egidio
12:40 Lettura della Lettera ai Romani (Rm 8,14-21)
14:49 Commento sulla Lettera ai Romani (Rm 8,14-21)
Dalla Lettera ai Romani
(Rm 8,14-21)
Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre!". Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità - non per sua volontà, ma per volontà di colui che l'ha sottoposta - nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù.
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